SALENTO: Una terra da scoprire

venerdì 16 maggio 2008

Man Ray: l’occhio artistico che adorava i nudi femminili

Man Ray (Filadelfia 1890 - Parigi 1976) impersonifica l’enigma del surrealismo. Man Ray, «uomo raggio» pseudonimo che aveva adottato già negli Stati Uniti, inconsapevole premonitore del suo futuro artistico, è il perfetto interprete del surrealismo come lo era stato del dadaismo. Perché «uomo raggio»? Man Ray pretende, forse per ignoranza della storia della fotografia e all’epoca non stupisce, di aver creato il fotogramma che battezzerà orgogliosamente rayogramme. Il raggio di luce, appunto, che illumina gli oggetti e ne ferma l’immagine in trasparenze suggestive. La fotografia per Man Ray era un elemento manipolabile che poteva dare impulsi diversi dalla sua rappresentazione e pertanto, nel processo di integrazione con altri supporti, subiva una sorta di desacralizzazione, che forse andava a discapito dell’immagine ma se ne avvantaggiava la concettualità d’espressione. Infatti nelle sue opere si ravvisa sempre l’ elaborazione concettuale intrisa di paure, angosce e denunce. In Europa venne a contatto con André Breton, figura dominante del movimento surrealista, un movimento che, tra l’altro, decantava ed adorava il corpo femminile in una sessualità idealizzata, Man Ray, pur dedicandosi dal 1923 a Parigi alla fotografia come professione, si distaccò da questa concezione di “sessualità idealizzata” e si servì del corpo come” veicolo principale del suo progetto estetico, riutilizzando lo stesso corpo ogni volta questi aveva una rilevanza importante nella sua vita”. Eseguì moltissimi ritratti, soprattutto ad Alice Print, nota col nome di Kiki di Montparnasse, sua amante e musa ispiratrice. Una delle sue opere più affascinanti è Le Violin D’Ingres, al torso di questa bella donna Man Ray sovrappose due chiavi di violino, fondendo due realtà in una unica e facendo diventare, quest’immagine, un’icona surrealista. Lo scoppio della Seconda Guerra mondiale lo costrinse a ritornare in America e a Hollywood dove si stabilì, ricominciò ad interessarsi di pittura. Solo nel 1951 poté fare ritorno in Francia dove abbandonò la fotografia per la pittura e dove visse sino al 1976, anno della sua morte.

2 commenti:

Roberto Arleo ha detto...

un guru della fotografia!
quando si dice che un'imagine "parla" forse ci si riferisce ai suio scatti!

STUPENDO!

Anonimo ha detto...

semplicemente immortale.
è semplicementeuna straordinaria dimostrazione di come scolpire l'aria e la luce per dargli la sembianza di un'anima...
francesco.

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