SALENTO: Una terra da scoprire

domenica 18 maggio 2008

CAPOEIRA : danza o lotta?

La CAPOEIRA accompagnò il popolo brasiliano fin dalle sue più antiche origini. Nacque circa quattro secoli fa, (intorno al 1580), e la sua origine è negra, infatti gli schiavi africani bantù, deportati dai colonizzatori portoghesi in Brasile ed inizialmente nell'area di Bahia, portarono con sé i loro rituali e la loro cultura, diventato ormai un simbolo del Brasile. Questi schiavi africani originari dell'Angola e del Congo, venivano impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero; al termine delle loro giornate si riunivano e ripercorrevano con la memoria il loro passato di libertà con i canti, le danze, le musiche ed i rituali: tra questi uno diventò "Capoeira", una particolare forma di autodifesa e di lotta mascherata sotto forma di rituale e mimica. Molti schiavi in questo modo riuscirono a difendersi dai soprusi e dalle frustate dei coloni europei, ad eliminare i sorveglianti bianchi che li vessavano ed a fuggire nelle foreste dell'interno del Brasile, in cui ricominciare a vivere secondo le loro abitudini e liberi da persecuzioni disumane. La CAPOEIRA è un frutto dello schiavismo, le parole di uno dei canti più antichi dicono: Se non ci fosse stata la schiavitù, non sarebbe esistita la "CAPOEIRA"; quest'affermazione corrisponde perfettamente ad una realtà storica. Infatti per non incorrere nelle punizioni dei padroni bianchi, gli schiavi praticarono questa forma di lotta o lontano dai loro occhi, di nascosto, oppure di fronte a loro, ma mascherandola sotto forma di rituale, di danza mimica acrobatica, con movimenti lenti ad incastro, al ritmo pacato di particolari strumenti tribali ed accompagnandola con canti, nenie e ritornelli spesso nella loro lingua, incomprensibile quindi per i portoghesi. Oggi invece le parole dei canti che accompagnano il gioco della Capoeira sono in portoghese - brasiliano e ripercorrono nella loro semplicità, soprattutto quelle dei canti antichi, la microstoria dei negri deportati in Brasile. La Capoeira, nata come lotta camuffata, anche dopo l'abolizione ufficiale della schiavitù in Brasile, proclamata solo nel 1888, continuò ad essere bandita dalla legge ed a essere praticata clandestinamente. Nel 1953 un avvenimento mutò il destino della Capoeira: dopo l'esibizione tenuta da un gruppo di capoeiristi della scuola di Mestre Bimba a Salvador de Bahia alla presenza del Presidente della Repubblica Getulio Vargas, essa cominciò ad essere maggiormente valorizzata, ebbe l'appoggio dei politici, degli intellettuali, degli artisti, dei militari ed entrò così anche nei Club, nelle scuole, nei teatri, nelle palestre della Polizia dell'Esercito, ecc. Grazie all'opera di alcuni Mestres, la Capoeira si divulga così su larghissima scala in tutto il Brasile ed all'estero, essendo cessato il pregiudizio di considerarla solo " arte dei negri ". Dal 1972 è stata dichiarata la ginnastica nazionale brasiliana, ed è anche stata istituita, per la sua diffusione mondiale, la Federazione Nazionale Brasiliana di Capoeira, che ha sede in San Paolo. Il gioco della Capoeira non diventa ma i culto di violenza; il capoeirista al contrario deve prendere coscienza di sé e del proprio corpo, rispettando l'altro giocatore, pur trattandosi ovviamente di combattimento. Occorre molta concentrazione, attenzione, coordinazione dei movimenti propri ed in sintonia sia col ritmo dato dagli strumenti, sia coi movimenti del proprio avversario: per questo motivo la Capoeira può essere considerata anche un ottimo aiuto anti-stress. Essa è anche una disciplina molto creativa perché i movimenti, sempre coordinati, non sono però programmati e preordinati, ma devono essere "ad incastro" con quelli dell'avversario. La Capoeira è una disciplina completa: si apprende a suonare gli strumenti musicali, a cantare in un'altra lingua; aumenta l'agilità del corpo e l'elasticità delle articolazioni, definisce e potenzia la muscolatura; aiuta ad essere più resistenti alla fatica ed agli sforzi; dà una valida possibilità di autodifesa in caso di aggressioni.

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